Mia madre ha comprato delle candele profumate alla citronella, il suo profumo soffocante che si sparge per tutta la casa mi dà la nausea e poi a me le zanzare non pungono, motivo per il quale questo acquisto non ha senso. Mi ripudiano anche gli insetti succhia-sangue, sono marcia dentro.
Il punto della questione però è: sono terrorizzata. Non delle zanzare, si intende, qualcuna ha pure provato ad avvicinarsi a me, ma non ha lasciato segni o non ha avuto il tempo. le mie gambe sono rosse a furia di schiafferggiarle, alla fine dell'estate mi sarò fatta più male da sola che in qualunque altro modo.
Dicevo, sono terrorizzata. La mia, vedi, non è una paura banale, non si tratta di ansia da prestazione, piuttosto sento di star percorrendo da anni una via errata. È agghiacciante quanto poco possiamo prevedere le cose che ci capiteranno, tra un mese, un anno, un minuto. Questo non ti spaventa? Non ti spaventa sapere che tu non sei più la persona che eri cinque minuti fa? Anche dopo aver letto ciò (ammettendo, poi, che leggerai quanto ho scritto fino adesso e quanto scriverò ancora) tu sarai cambiato. Avrai assorbito le mie ansie e le avrai fatte tue. Fai sempre così. Ma io, voglio alleviarti e rassicurarti. Non c'è male dentro me, piuttosto vi è vuoto in tutto ciò che compio. Che poi anche l'azione stessa di aver compiuto qualcosa vuol dire che è finita, che è stata fatta; ma io, come ben sai, non sono mai riuscita a terminare nulla. Tuttavia, nel tramonto di questo primo settembre, non voglio piangermi addosso. Abbiamo fatto delle scelte e forse la mia scelta è stata quella di non scegliere, di lasciar fare al tempo il suo corso, fino quando, come manna dal cielo, anch'io sarò in grado di scegliere. Non prendere questa mia involontaria decisione come un gesto ipocrita e pigro, sai bene quanto odi questi aggettivi, ma più cerco di venir fuori, più vengo spinta dentro. Ho smesso anche di farmi promesse, perché dovrei farlo? Per contare, alla fine, i miei fallimenti? No, non voglio.
Se domani l'esito non sarà di mio e tuo gradimento, ti prego di non farne un dramma, non voglio che usi quel tono compiaciuto su di me. Anche se tu vorrai aiutarmi non vi è modo alcuno. Lascia che mi goda anche gli avvenimenti spiacevoli. In fondo lo hai detto anche tu che le storie migliori vengono fuori dalle catastrofi. Ovviamente ne soffrirò moltissimo, ma non voglio che questo ti renda compassionevole nei miei confronti, non facciamone una tragedia eschilea. Quel che fatto è fatto.
Infine, voglio ringraziarti per le belle parole che mi scrivesti, dicendomi di non avere paura. L'esito di domani mi tiene in apprensione e so che lo stesso vale per te. Quando mi scrivesti io non trovai le parole giuste, poichè mi sentivo ancora travolta dall'angoscia di ciò che sarebbe successo, ma adesso, un giorno prima della verità, sento che sei tu l'unico a cui voglio scrivere. Non prendere questa mia lettera come un invito a farti carico delle mie paure. Non ne devi avere, nulla muterà in me. Anche questa decisione che prendo, di profonda rassegnazione, è un modo per lasciar fare al tempo ciò che ha deciso. So che non sarai d'accordo per quanto scritto, ma ti prego di comprendere. Anche i cuori più impavidi smettono di battere per le continue ammaccature. Io sto bene, anche se ho paura.
Ti mando un fiore e, anche se quando ti arriverà sarà già morto, tu saprai che viveva quando ha lasciato le mie mani.
Tua cara T.
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